Milano, drone in piazza Duomo: turista messicano multato per 33mila euro

Leggi l’articolo originale su Corriere della Sera. Di Alessandro Vinci

Conto salatissimo a carico di un 41enne che, ignaro del divieto, ha fatto volare un piccolo Mavic Air 2 per filmare la zona. L’avvocato protesta: «Sanzione sproporzionata».

Credeva di non fare nulla di male nell’utilizzare il suo drone, pesante appena 570 grammi e grande poco più di una lattina di birra, per catturare delle spettacolari immagini aeree di Piazza Duomo a Milano. Invece, non appena librato in volo l’apparecchio dal sagrato della cattedrale, è stato avvicinato dai vigili del Nucleo Operativo Duomo che gli hanno inflitto una maxi multa da 33 mila euro (oltre a sequestrare il piccolo velivolo). È la disavventura capitata martedì a un turista messicano di 41 anni, oggetto di una sanzione che definire un salasso suona perfino riduttivo. La sua colpa? Aver violato il codice di navigazione aereo. La legge italiana considera infatti i droni sopra i 300 grammi aeromobili a tutti gli effetti, obbligando perciò chi li telecomanda a disporre di apposite autorizzazioni. Inoltre nel caso specifico il dispositivo è stato fatto volare in un’area contrassegnata come «critica», dunque costantemente interdetta ad attività di questo tipo. Facile quindi comprendere come il combinato disposto di tali fattori abbia portato a un conto tanto salato.

Nessun cartello di divieto. In un primo momento si potrebbe pensare che il turista sia inappellabilmente dalla parte del torto. Il fatto è che nell’area non era presente un singolo cartello che segnalasse il divieto in vigore. Né in italiano né in altre lingue. L’uomo, non a caso, è già il terzo (ignaro) straniero dell’anno multato per questo motivo: il primo era stato un turista cinese, poi era toccato a una giovane americana (che stava però registrando in Galleria Vittorio Emanuele). Certo, l’antico principio secondo cui «Ignorantia legis non excusat» resta un cardine, tuttavia l’assenza di indicazioni anti drone in una delle zone più famose d’Italia anzitutto a beneficio di chi proviene da Paesi in cui la pratica è meno regolamentata appare una dimenticanza tutt’altro che marginale. È quanto ritiene anche Andrea Aloi, l’avvocato a cui il messicano si è rivolto per far valere le proprie ragioni: «È difficile che i turisti possano essere a conoscenza delle regole del volo Easa e sarebbe dunque opportuna un’adeguata campagna di informazione anche tramite l’apposizione di cartelli multilingua», ha dichiarato. Inoltre a suo giudizio «la sanzione appare sproporzionata in quanto riferita a un piccolo drone di circa 500 grammi utilizzato come mezzo di ripresa amatoriale».

Il Mavic Air 2. Più nel dettaglio, quello al centro della vicenda è un Mavic Air 2 prodotto dalla cinese Dji. Un quadricottero che coniuga dimensioni ridotte – 180 x 97 x 84 millimetri da chiuso, 183 × 253 × 77 millimetri da aperto – con prestazioni di tutto rispetto. Dotato un’autonomia di volo di circa 30 minuti e di una velocità massima di 68 chilometri orari, dispone infatti di un sensore da 48 Megapixel in grado di scattare foto in RAW e registrare filmati in 4K fino a 60 fps oppure in slow-motion in FullHD a 240 fps. Costo della versione base: 849 euro. Ulteriori dettagli a questo link dedicato.


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