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La perizia aveva stabilito anche la pericolosità sociale e per questo il pm aveva chiesto che l’uomo rimanesse ancora per due anni in una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Il giudice, però, non ha accolto la richiesta. Assolto per incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti il 31enne bengalese che, il 12 agosto dello scorso anno, ha aggredito e ferito in varie parti del corpo con un coccio di bottiglia una donna di 64 anni, in largo La Foppa a Milano.
La decisione. Per l’uomo, che era accusato di tentato omicidio, il gup Manuela Cannavale non ha applicato nemmeno la misura di sicurezza di due anni in una Rems, come aveva chiesto la Procura. L’imputato, dunque, torna libero e probabilmente verrà espulso perché irregolare. La perizia, firmata dallo psichiatra Mario Mantero, aveva già accertato l’incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti dell’uomo, difeso dal legale Andrea Aloi, che si è avvalso del consulente tecnico e psichiatra Marco Frongillo.
La perizia. La perizia aveva stabilito anche la pericolosità sociale e per questo il pm aveva chiesto che l’uomo rimanesse ancora per due anni in una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Il giudice, però, non ha accolto la richiesta. La difesa, producendo anche studi scientifici, ha sostenuto che non ci fosse più una pericolosità sociale “attuale” dell’uomo, perché affetto al momento dei fatti da un disturbo psicotico “breve” e dunque non più presente. Le motivazioni della sentenza tra 90 giorni.
Il racconto dell’uomo. Per arrivare in Italia otto anni fa, aveva raccontato il bengalese nel corso della perizia, pagò “15mila euro e settemila euro per il permesso di soggiorno”, dopo aver studiato anche legge per fare l’avvocato nel suo Paese, e poi lavorò come “operaio sottopagato per tre euro all’ora” in alcune fabbriche tessili del Napoletano in una condizione che lo rendeva “triste e disperato”, senza amici, e si “vergognava per questo”.
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